La destra fa la legge contro i conflitti d'interessi. Ma solo per la commissione antimafia

Alla commissione Affari costituzionali del Senato si discute la proposta di legge contro le situazioni di incompatibilità dei componenti dell'Antimafia. La destra si muove contro Scarpinato e De Raho, ma dimentica gli intrecci tra affari e politica dentro Fratelli d'Italia, Forza Italia e Lega. L'Anac denuncia ancora la mancanza di norme adeguate

Andrea Giambartolomei

Andrea GiambartolomeiRedattore lavialibera

20 maggio 2025

  • Condividi

Alla fine la destra si è accorta dei conflitti d’interesse e il suo giudizio è stato severissimo. Talmente severo da voler fermare l’attività di quei parlamentari che “per la carica ricoperta o per le attività svolte, anche non attualmente, si trovino in una situazione di conflitto di interessi” e per questo motivo “devono astenersi dalla partecipazione ai lavori e dalla consultazione della documentazione sui fatti medesimi, qualora ciò possa recare pregiudizio alla obbiettività”. In tutto il parlamento? No, soltanto nella commissione parlamentare antimafia. Una mossa che – senza essere dichiarato in modo esplicito dai firmatari della proposta, parlamentari della maggioranza di destra – è contro gli ex magistrati Roberto Scarpinato e Federico Cafiero De Raho, ora senatore e deputato del Movimento 5 Stelle.

Il motivo è presto detto. Scarpinato, a lungo magistrato della procura di Palermo, poi procuratore generale a Caltanissetta e nel capoluogo siculo, ha indagato per molto tempo sulle stragi di mafia e sui rapporti tra politica e Cosa nostra, ragione per la quale sarebbero inopportuni la sua presenza e i suoi interventi nell’ambito dell’inchiesta su via D’Amelio condotta dalla commissione guidata da Chiara Colosimo. E inopportuna sarebbe stata anche la partecipazione del collega Cafiero De Raho, ex procuratore nazionale antimafia, nelle audizioni sul presunto dossieraggio compiuto dal finanziere Pasquale Striano attraverso i database della Guardia di finanza e della Direzione nazionale antimafia, proprio quando era guidata dall’attuale deputato M5s. “Il fatto che sia presente nell’Antimafia è inquietante. Rappresenta un conflitto di interessi che non può essere ignorato”, diceva a chiare lettere Maurizio Gasparri il 7 marzo 2024.

"Commissione antimafia sotto sequestro", M5s contro Colosimo

La proposta di legge contro i conflitti di interesse in Antimafia

Per queste ragioni, in autunno, ha preso piede l’idea di presentare una proposta di legge, depositata il 22 ottobre scorso e ora discussa dalla prima commissione (Affari costituzionali) del Senato. La proposta vuole modificare la legge 22 del 2 marzo 2023, quella che ha istituito l’attuale commissione parlamentare antimafia, e prevede che i suoi componenti dichiarino entro dieci giorni dall’entrata in vigore della legge e “ogniqualvolta sopravvengano nuovi fatti oggetto di inchiesta” i loro eventuali conflitti di interessi: “La sussistenza di tale situazione può essere altresì segnalata da uno o più componenti della Commissione”, si legge ancora. L’organo parlamentare poi valuterà il caso e l’obbligo di astensione.

“Risulta evidente che la prassi e le soluzioni casistiche non siano sufficienti a risolvere i dubbi in materia di terzietà e di indipendenza di condotta dei componenti della Commissione quando, per ragioni sopravvenute o per cause originarie, essi si trovino in condizioni di non estraneità rispetto ad una specifica attività di indagine o rispetto a singole attività conoscitive”, si legge nella relazione in cui si spiega anche che, come avviene per i magistrati di ruolo, si debba prevedere un obbligo di astensione quando c’è un’incompatibilità. E siccome, con le debite differenze, le commissioni parlamentare di inchiesta hanno poteri di indagine, allora “il medesimo obbligo di astensione previsto per i giudici dovrebbe essere previsto anche nello Statuto” dell’Antimafia.

In questa maniera, Scarpinato e De Raho non potrebbero partecipare in maniera attiva alle indagini della commissione, nonostante l’esperienza e la conoscenza della materia. “Su Scarpinato chiariamo che non c’è alcuna esclusione, sarebbe anti-costituzionale, ma la maggioranza, non il presidente che ha cercato una mediazione non accettata, ha deciso di andare avanti su una proposta di legge che prevede la incompatibilità su alcuni temi – ha messo le mani avanti Chiara Colosimo –. Non riguarda Scarpinato, ma ad esempio se dovesse esserci un parlamentare avvocato penalista che ha difeso un boss e quel boss dovesse venire in commissione varrebbe anche per lui”.

I conflitti di interesse a destra

I parlamentari di Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega non sembrano così sensibili a quanto avviene tra i loro ranghi e rapidi nel prendere provvedimenti generali. Due esponenti del partito di Giorgia Meloni e del governo, Guido Crosetto e Daniela Santanché, rappresentano casi noti e chiari. Il primo diventato ministro della Difesa subito dopo aver presieduto l’associazione che raggruppa le aziende del settore militare, l’Aiad.

La ministra del Turismo Santanché invece ha avuto a lungo quote importanti della società che gestisce il Twiga Beach Club, stabilimento balneario su una spiaggia in Versilia, per la cui concessione paga un canone annuo di 17.600 euro a fronte di un fatturato pari a 4 milioni. Alcuni mesi dopo l’ingresso nell’esecutivo e dopo le denunce di media e opposizione, la politica ha ceduto le quote societarie, ma al suo compagno e al socio storico Flavio Briatore. Le concessioni balneari sono una materia delicatissima: l’Europa e la magistratura italiana ricordano che l’Italia deve adeguarsi alle norme comunitarie e mettere a gara le concessioni ai migliori offerente, ma il governo Meloni – assecondando la lobby del settore – ha rinviato di volta in volta l’entrata in vigore degli obblighi. Rispondendo alle critiche, la ministra ha assicurato che il conflitto di interesse sarebbe stato presto risolto: non si sarebbe occupata di spiagge e avrebbe lasciato le deleghe in materia, atto che non risulta essere stato intrapreso.

C’è poi Maurizio Gasparri, tra i più strenui critici di Scarpinato e De Raho. Dal 2021 guidava una società attiva nel settore della cybersecurity, ma non l’aveva mai dichiarato agli uffici del Senato. Ha taciuto sul potenziale conflitto d’interessi, rivelato da Report. Il caso è finito alla Giunta per le immunità del Senato, che doveva valutarne la decadenza dal seggio, ma lo ha “assolto” anche grazie al voto di Italia Viva (il cui leader, Matteo Renzi, fornisce consulenze a uno Stato straniero, l'Arabia Saudita). Qualche tempo dopo, è stato lo stesso Gasparri a dimettersi spiegando di aver voluto aspettare il giudizio assolutorio dei colleghi.

Porte girevoli e conflitti d'interesse per Renzi e altri

E che dire, ancora, del deputato della Lega, nonché il parlamentare più ricco e assenteista allo stesso tempo, Antonio Angelucci, attivo nel settore della sanità privata e dell’editoria (suoi Libero, Il Giornale, Il Tempo e due quotidiani locali), destinatario di milioni di euro di fondi pubblici? Tutto bene, per la destra.

In passato, anche la presidente della commissione antimafia è stata contestata per i suoi legami. “Se c’è un conflitto di interessi è ascrivibile alla stessa presidente Colosimo, per i suoi atteggiamenti confidenziali con il terrorista Luigi Ciavardini”, aveva detto in passato Salvatore Borsellino, fratello di Paolo Borsellino, ricordando la foto scattata durante un incontro pubblico in carcere tra la Colosimo a braccetto con l’ex terrorista dei Nuclei armati rivoluzionari condannato per l’omicidio del giudice Mario Amato e per la strage alla stazione di Bologna. Secondo il M5s, sarebbe inoltre “evidente” il conflitto di interessi della Colosimo per i rapporti di suo zio Paolo Colosimo, avvocato radiato dal suo ordine, con alcuni uomini della ‘ndrangheta. La presidente dell’Antimafia si è difesa affermando di non avere più rapporti con lo zio dal 2010.

Sui conflitti di interessi e sulle lobby mancano leggi

È dai tempi della “discesa in campo” di Silvio Berlusconi che il tema dei conflitti di interesse è molto sentito: il fondatore di Forza Italia, più volte presidente del Consiglio, era il proprietario di tre reti tv. Tuttavia, nel corso degli anni, non è mai stata approvata una legge. “Continuano a presentarsi troppi casi di conflitti di interesse, piccoli e grandi, ma tutti capaci di minare la credibilità delle istituzioni”, ha denunciatoGiuseppe Busia, presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione (Anac), nella relazione annuale 2024 presentata alla Camera martedì 20 maggio: “A fronte della nostra sollecita evidenziazione dei vuoti di tutela che avrebbe lasciato l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio si era fra l'altro risposto che si sarebbe provveduto a compensare l’eliminazione della sanzione penale con un rafforzamento delle tutele amministrative. Purtroppo, non solo tale compensazione non c'è stata, ma, dopo la riduzione di tutele sul conflitto di interessi operata dal Codice dei contratti pubblici, si è registrato un progressivo indebolimento delle garanzie amministrative poste a presidio dell'indipendenza e correttezza dell'agire pubblico”.

Dalla Consulta ok all'abrogazione dell'abuso d'ufficio

Sempre il presidente dell’Anac ha sottolineato un’altra “grave carenza”, cioè “l’assenza di una disciplina organica sulle lobby, più urgente oggi, dopo la limitazione della fattispecie di traffico di influenze illecite e in un’epoca in cui gli strumenti per esercitare pressioni diventano viepiù pervasivi”. Leggi per regolare l’azione dei “portatori di interessi” sono state proposte e discusse in più legislature, ma non sono mai arrivate a un traguardo. Nell’aprile scorso è cominciata – ricorda The Good Lobby, organizzazione non governativa che si batte per una maggiore trasparenza ed etica pubblica – il presidente della commissione Affari costituzionali alla Camera, Nazario Pagano (Forza Italia), ha depositato una proposta che riprende alcuni dei concetti espressi nella relazione finale dell’indagine. 

Crediamo in un giornalismo di servizio a cittadine e cittadini, in notizie che non scadono il giorno dopo. Aiutaci a offrire un'informazione di qualità, sostieni lavialibera
  • Condividi

La rivista

2025 - numero 32

Terra bruciata

Crisi idrica, incendi, mafie e povertà: chi guadagna e chi si ribella nella Sicilia delle emergenze

Terra bruciata
Vedi tutti i numeri

La newsletter de lavialibera

Ogni sabato la raccolta degli articoli della settimana, per non perdere neanche una notizia. 

Ogni prima domenica del mese un approfondimento speciale, per saperne di più e stupire gli amici al bar

Ogni terza domenica del mese, CapoMondi, la rassegna stampa estera a cura di Libera Internazionale