28 marzo 2023
Si chiama “Beyond borders” ed è una rete informale che unisce diverse associazioni antitratta e di sostegno alle persone che si spostano sul territorio italiano e francese. Presentata a fine febbraio a Ventimiglia, ha l'obiettivo di fare luce sui “movimenti secondari” – ossia gli spostamenti che compie chi arriva in un Paese diverso dal proprio – di persone potenzialmente sfruttate dalle reti criminali in diversi ambiti, dalla prostituzione alle attività illecite. “Da due anni a questa parte sono aumentati i rientri di donne di origine nigeriana che rientrano da Germania e Francia, con vicende e storie complicate da ricostruire e “rileggere” – spiega Alberto Mossino, direttore del Progetto integrazione accoglienza migranti (Piam) –. Era difficile ricostruire la paternità dei bambini, il ruolo degli accompagnatori, dei mariti, e la ragione della mobilità di queste donne senza una logica facile da ricostruire; questa rete è nata proprio con l’idea di condividere informazioni per poter aiutare al meglio queste persone”.
Da due anni a questa parte sono aumentati i rientri di donne di origine nigeriana che rientrano da Germania e Francia, con vicende e storie complicate da ricostruire e rileggere
Lo sfruttamento delle vittime della tratta è in continua evoluzione: dal classico sfruttamento sessuale, ad altre attività che le vittime sono obbligate a svolgere. Proprio Ventimiglia, luogo in cui è stata presentata la rete, è diventata negli ultimi anni un punto di osservazione fondamentale. Specialmente nelle città del Nord Italia, l’alto numero di rientri da diversi Paesi europei (soprattutto Francia) di donne di origine nigeriana,ha posto molti interrogativi per le associazioni specializzate. Motivo per cui sono state interpellate le “cugine francesi”. “Tra il 2018 e il 2019 diverse donne di origine nigeriana sono arrivate sul nostro territorio per motivazioni molto diverse — commenta Vanessa Simonini, responsabile della Missione di intervento e informazione con la tratta (Mist) che opera a Parigi –. C’è chi è arrivata ‘obbligata’ dagli sfruttatori, chi per cercare una forma di regolarizzazione a seguito del ‘fallimento’ dei percorsi in Italia”. In ugual modo, anche sui rientri delle persone verso l’Italia è difficile dare una lettura unitaria del fenomeno. “Alcuni sono movimenti forzati, altri legati alla procedura Dublino, altri ancora alla mancata regolarizzazione in Francia per diversi motivi”, sottolinea Simonini.
Tratta di esseri umani: tra definizioni, storie e numeri
Quel che è certo è che la rete criminale nigeriana è in continua evoluzione anche con riferimento ai cosiddetti Cults, le“confraternite” nate negli anni 70 in ambito universitario,poi trasformatesi in organizzazioni criminali. “Nascono come gruppi in cui la segretezza delle attività e dell’affiliazione ai gruppi è un ruolo centrale. Negli ultimi anni in Europa sono arrivati ragazzi giovanissimi, spesso non primogeniti e quindi senza accesso all’eredità con una scolarizzazione molto bassa. Sono stati reclutati facilmente, ma hanno rotto gli schemi pubblicando video sul web della loro vita. Vogliono essere popolari e visibili e questo dà fastidio ai ‘vecchi’. In generale il ruolo degli uomini anche nello sfruttamento delle donne ha un ruolo sempre importante”.
In Germania denunciare i propri sfruttatori spesso è l’unica via per vedersi garantito un documento,ma questa possibilità viene “negata” se il procedimento penale viene archiviato e non si arriva alla condanna degli imputati.
Tra il possibile coinvolgimento di reti criminali e la ricerca di condizioni adeguate a costruirsi una vita dignitosa, il “centro” restano i “movimenti secondari” tra Paesi europei e non solo verso la Francia. Un progetto sperimentale realizzato in Piemonte tra il 2019 e il 2022, ha visto inserite in accoglienza ben 38 donne, di cui 21 provenienti da Francia e 13 dalla Germania. Per questo motivo la rete Beyond borders punta a sviluppare collaborazioni anche con gli enti antitratta tedeschi che spesso seguono persone provenienti dai Paesi del Sud Europa. “In prevalenza donne di origine nigeriana e camerunense che sono state sfruttate in Italia, Spagna e Francia e poi hanno raggiunto il nostro Paese successivamente”,spiega Luisa Eyselein della Ong The Justice Project. In Germania denunciare i propri sfruttatori spesso è l’unica via per vedersi garantito un documento, ma questa possibilità viene “negata” se il procedimento penale viene archiviato e non si arriva alla condanna degli imputati. Una protezione debole soprattutto per quelle denunce che hanno una ricaduta transnazionale,con la collaborazione tra procure di diversi Paesi, per chi, ad esempio, ha vissuto la propria condizione di sfruttamento non sul territorio tedesco.
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Nel 2021, in totale, sono state registrate 417 denunce legate allo sfruttamento sessuale, da parte di persone di nazionalità tedesca, bulgara, romena, cinese, ungherese e nigeriana, e 117 per sfruttamento lavorativo, principalmente da Bosnia ed Erzegovina, Romania e Germania. Non tutte queste denunce riguardano casi che poi si “consolidano” sotto il cappello della tratta di esseri umani. Eyselein sottolinea infatti che solo il 10 per cento delle vittime presenta denuncia.
Un tema centrale, rispetto ai rientri in Italia, è la procedura Dublino. “Prima del 2018 quando una persona veniva identificata come vittima di tratta la Germania si prendeva in carico la richiesta anche in caso di primo approdo in un altro Paese europeo” – spiega l’avvocato Ulrich Steige membro dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) –. A partire dal 2020, invece, l’aumento del numero delle richieste d’asilo ha portato a una ‘stretta’ delle autorità che applicano Dublino anche per chi è stato vittima di tratta. In questo caso, i tempi stretti rendono molto difficoltoso bloccare il trasferimento”. Un viaggio di “rientro” che si traduce in nuovi eventi traumatici per quelle persone che già vivono una condizione di grande vulnerabilità. Per questa ragione, The justice project in collaborazione anche con progetti italiani, ha dato avvio a un progetto di counselling e sostegno per le persone trasferite tramite il sistema Dublino.
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Il tema dei movimenti secondari si unisce alla questione dell’aumento dei controlli ai confini interni. Motivo per cui la presentazione della rete si è tenuta a Ventimiglia. “I transiti sono nuovamente in crescita: nel 2022 ne abbiamo registrati 17mila – spiega Maurizio Marmo, presidente di Caritas Intemelia –. Rispetto alla tratta c’è spesso difficoltà nel capire cosa succede: vediamo però una media di otto donne al giorno”. Con riferimento alla cittadina ligure si è anche affrontato il tema dei Minori stranieri non accompagnati (Msna), un target “perfetto”, per trafficanti e sfruttatori. Questo pone l’accento sulla necessità di garantire una maggior collaborazione tra enti specializzati sulla tratta e coloro che si occupano invece di accoglienza di minori.
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Numeri importanti, che si registrano anche a Oulx (To), sulla rotta alpina. “Delle 3mila persone incontrate il 10 per cento sono donne: di queste, la metà proviene da Camerun, Guinea e Costa d’Avorio e si presentano principalmente sole”, sottolinea Martina Cociglio, operatrice legale di Diaconia Valdese. Proprio la Costa d’Avorio è un Paese su cui diversi enti antitratta si stanno interrogando: sono un profilo sempre più importante negli sbarchi e nel giro di uno due giorni, sono già nel Nord Italia per attraversare il confine italo-francese. Le “motivazioni” di questi movimenti sono ancora da approfondire e chiarire. “Ma i numeri sono raddoppiati – chiarisce l’avvocato Giovanni Papotti dello studio Kriol di Torino e socio Asgi – parliamo di 1256 donne nel 2021 contro le 607 del 2020. Serve attenzionare anche la Guinea che registra un aumento del 600 per cento con 600 sbarchi nel 2021. Anche su questo, avere collaborazioni che superano i confini nazionali aiuta. Diventa più facile ‘leggere’ certi fenomeni”.
Questa rete nasce con l’obiettivo di collaborare per garantire il più possibile il rispetto dei diritti delle persone coinvolte: siamo consapevoli che dove questi vengono sospesi, cresce lo spazio per lo sfruttamento
Ed è proprio questo l’obiettivo ultimo di Beyond borders. “Se si danno risposte solo a livello nazionale, si ‘perde la partita’ rispetto alla tratta di esseri umani che per sua natura è un fenomeno che supera le frontiere – spiega Roberta De Rosas, operatrice di Autres Regards – ente che si occupa anche di vittime della tratta a Marsiglia–. Questa rete nasce con l’obiettivo di collaborare per garantire il più possibile il rispetto dei diritti delle persone coinvolte: siamo consapevoli che dove questi vengono sospesi, cresce lo spazio per lo sfruttamento”. Per Pasqua De Candia del Cis di Palermo, un altro dei partner “fondatori” della rete, serve unirsi per “non diventare esecutori di politiche che illegalmente rendono invisibili le persone trasformando i trafficanti, gli sfruttatori, nell’unica speranza possibile”. Non solo in Italia, Francia e Germania. “Vogliamo arrivare anche in Spagna e Belgio, più saremo capaci di allargare la rete, più avremo risposte più efficaci per le persone”.
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