28 settembre 2022
Ergastolo ostativo intoccabile, attenzione alla criminalità straniera e un cambio di passo sulla prevenzione contro le infiltrazioni mafiose. La destra ha vinto le elezioni politiche col 44 per cento e avrà un’ampia maggioranza di Camera e Senato. Giorgia Meloni, forte del 26 per cento di ottenuto da Fratelli d'Italia, potrà ottenere dal presidente della Repubblica l’incarico di formare un governo. In che modo lotterà contro le organizzazioni mafiose un partito che contava tra le sue fila alcuni politici arrestati (e alcuni condannati) per mafia come il piemontese Roberto Rosso, il piacentino Giuseppe Caruso e i calabresi Giancarlo Pittelli e Alessandro Nicolò? Come metteranno in pratica quel "lotta senza tregua a tutte le mafie" inserito nel programma? Le ultime iniziative di FdI, le dichiarazioni, le proposte di legge e i programmi elettorali dei partiti della coalizione consentono di farsi un'idea di quel che verrà.
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“Non possiamo permettere che gli ergastolani ostativi possa uscire dalla galera solo per avere mantenuto una buona condotta”, dichiarava Meloni – in occasione della commemorazione di Paolo Borsellino – sulla riforma dell’ergastolo ostativo, una revisione innescata dalle sentenze della Corte europea dei diritti umani e della Corte costituzionale (leggi qui). Nella scorsa legislatura si era arrivati a un testo approvato alla Camera che doveva arrivare in Senato. Non adattare le norme ai dettami della Consulta, però, provocherebbe uno scontro istituzionale e anche l’automatico annullamento delle norme non allineate alla Costituzione, con la conseguente eliminazione dell'ergastolo ostativo con un tratto di penna, anziché un suo adeguamento.
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Per FdI la lotta alle mafie si coniuga molto con la lotta alla criminalità di origine straniera, come dimostra il loro atteggiamento nei confronti della mafia nigeriana, tema a cui hanno dedicato un sotto comitato in commissione antimafia. Tra le cinque proposte presentate a marzo da FdI in un incontro al Senato, c’è quella di istituire “specifiche sezioni Dia sul territorio per il contrasto alla mafia cinese e nigeriana”, ha illustrato il partito il 24 marzo scorso durante un incontro in Senato nel quale ha illustrato cinque punti per la lotta alla mafia.
Sulla lotta alla mafia nigeriana troverà l’appoggio degli alleati della Lega che, nel loro programma, includono la formazione di “interpreti, traduttori e specialisti della cultura nigeriana” e la creazione di “liste per le suddette categorie a disposizione di sindaci e governatori per interrompere i canali creati in Italia dalla mafia nigeriana a monte”.
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Tra FdI e i suoi alleati sembra esserci una linea comune per quanto riguarda gli strumenti che lo Stato italiano si è dato per prevenire le infiltrazioni mafiose nell’economia e nelle amministrazioni: vanno riviste, prediligendo la repressione alla prevenzione.
Tra quei cinque punti proposti da Fratelli d’Italia a marzo emerge anche altro. “Il codice antimafia ha dimostrato parecchie pecche – ha spiegato Cinzia Pellegrino, coordinatrice del Dipartimento tutela vittime per FdI –. Andrebbe rivisto soprattutto per quanto riguarda la parte dei beni confiscati per evitare che si replichi un’assegnazione diretta sempre ai soliti noti generando la mafia dei beni confiscati”. Un attacco a tutte quelle organizzazioni che, come Libera, cercano di non lasciare all’incuria e all’inutilizzo i beni tornati allo Stato. “Non può essere a pannaggio di chi ne fa un’attività di impresa”, diceva nella stessa occasione il senatore Alberto Iannone, che nel 2019 aveva presentato un disegno di legge per riformare il codice e introdurre la possibilità per i privati di gestire beni confiscati assegnati a enti pubblici. Sul tema, i leghisti propongono di potenziare l’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati introducendo la “possibilità di vendita dei beni”.
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Lega e Forza Italia vogliono anche rivedere le norme sulle confische preventive di aziende e il partito di Silvio Berlusconi aveva presentato al Senato il disegno di legge 2334 nell'ottica di andare incontro alle richieste delle aziende. Attenzione anche al tema delle interdittive antimafia. La Lega vuole sostituirle con la nomina di “un commissario che sostituisca l’amministratore della società”, agendo in modo tale da permettere all’impresa “nel caso in cui dovesse risultare totalmente estranea, di mantenere” la posizione precedente all’interdittiva.
Nel programma del Carroccio si trova anche qualche riga sulla riforma del commissariamento dei comuni per infiltrazioni mafiose: “Attualmente quando in un Comune la commissione prefettizia accerta che la collusione con una organizzazione criminale sia di un singolo consigliere e/o funzionario pubblico, quasi sempre viene sciolto il Comune. Proponiamo invece che la decadenza riguardi solo la singola persona collusa”.
Non vanno sottovalutate poi alcune proposte, come la volontà di Matteo Salvini di innalzare il limite all'uso di contanti da mille a diecimila euro, una misura che faciliterebbe evasione fiscale e riciclaggio.
"La piovra" come esempio. “Questo è il compito più importante che hanno oggi artisti, intellettuali, scrittori, chiunque contribuisca a costruire il nostro immaginario. Fare del coraggio e della giustizia valori da difendere. Non vogliamo arrenderci all'idea che l'Italia possa ridursi al racconto di Gomorra o di Suburra"Giorgia Meloni
“La lotta alla criminalità è un impegno che deve vederci tutti uniti anche e soprattutto dal punto di vista culturale”, ha detto Meloni il 19 luglio, in occasione del trentesimo anniversario della strage di via d’Amelio. Cita la trasmissione delle udienze del maxiprocesso di Palermo sulla Rai, “un grande esempio di servizio pubblico attraverso il quale gli italiani capirono e si strinsero ai protagonisti di quell'evento e maturarono la consapevolezza che l'onnipotente mafia poteva essere sconfitta”, ma anche “l'impatto emotivo che ebbe la messa in onda, in pieno maxiprocesso, dell'ultima puntata de La Piovra 4”, la serie televisiva che tra gli anni Ottanta e Novanta ha raccontato la criminalità organizzata al grande pubblico: “Oltre 17 milioni di italiani guardarono la morte del commissario Cattani: nacque un mito capace di insegnare che la mafia si deve e si può combattere”.
Ciò le serve a dire che “questo è il compito più importante che hanno oggi artisti, intellettuali, scrittori, chiunque contribuisca a costruire il nostro immaginario. Fare del coraggio e della giustizia valori da difendere”, in contrapposizione a chi fa dei criminali gli eroi: “In questo modo si crea un humus culturale nel quale la criminalità organizzata può prosperare e fare proseliti – spiegava –. Non vogliamo arrenderci all'idea che l'Italia possa ridursi al racconto di Gomorra o di Suburra”. Un riferimento diretto al lavoro di Roberto Saviano, molto inviso alla destra. Rai, il ministero della Cultura e la Film commission regionali dovranno “giocare un ruolo decisivo nella produzione e promozione di prodotti culturali capaci di raccontare esempi positivi”.
Dall'avvocato dei camorristi una "precisa strategia" per silenziare Saviano e Capacchione
Quindi, in questo quadro, alcuni temi su cui i parlamentari della scorsa legislatura rimarranno lettera morta. Uno potrebbe essere, l’abbiamo visto, l’ergastolo ostativo. Un altro aspetto strategico per la lotta alla mafia sul piano sociale è la proposta di legge ispirata dal progetto Liberi di scegliere per la protezione dei minori appartenenti a famiglie inserite in contesti di criminalità organizzata e dei familiari che intendono dissociarsi (leggi qui). L’ex sottosegretaria per il Sud Dalila Nesci (M5s) si era fatta promotrice a livello politico di questa iniziativa, nata dall’iniziativa del magistrato Roberto Di Bella e sostenuta da Libera, “per estendere questo programma di interventi a livello nazionale ed assicurare il massimo supporto alle ragazze e ai ragazzi”. A marzo il tema era stato anche al centro di un incontro con la ministra della Giustizia Marta Cartabia.
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