2025 - Numero 35

Riarmo, il grande inganno

Una mobilitazione di risorse così rapida e massiccia non si è mai vista nella storia dell’Unione europea: mai osata per rispondere alla crisi climatica, tentata, ma con mezzi più ridotti, per la ripresa post-covid. Ora, resa possibile, anzi presentata come necessaria, per "prepararsi alla guerra entro il 2030", come ha dichiarato Ursula von der Leyen

La nuova inchiesta de lavialibera indaga i costi nascosti del riarmo europeo per i conti pubblici, la democrazia e la trasparenza. Sveliamo come, in nome della sicurezza, Bruxelles ha di fatto rinnegato la campagna contro le mine antiuomo, permettendo ai singoli Stati di procurarsele con i fondi Ue. Allo stesso tempo, ha modificato la struttura del bilancio comunitario, rendendo quasi impossibile capire da quali voci saranno sottratte le risorse per alimentare le spese militari. Per mobilitare i risparmi di cittadini e cittadine, spesso inconsapevoli, incoraggia gli operatori finanziari a definire “sostenibili” i fondi che investono nell’industria della difesa. L’Italia ripete lo stesso schema, rendendo meno accessibili i documenti programmatici sulla difesa e tentando di annacquare la legge 185, che da oltre trent’anni garantisce trasparenza sull’esportazione e l’importazione di armi.

Eppure, ricorda nell’editoriale la direttrice Elena Ciccarello, i sondaggi mostrano che i cittadini sono tutt’altro che "pronti alla guerra": "Di fronte all’ipotesi di un conflitto solo il 16 per cento delle persone tra i 18 e i 45 anni si è dichiarata pronta a combattere. Il 39 per cento protesterebbe, il 26 per cento preferirebbe delegare il compito a soldati professionisti e mercenari stranieri, mentre il 19 per cento confessa senza remore che sceglierebbe la fuga". Luigi Ciotti vede nelle piazze per la Palestina un segnale di speranza: "È arrivato il tempo di contrattaccare, sul piano ideologico e morale – scrive nell’editoriale il fondatore di Libera e Gruppo Abele –. Se vuoi la pace, prepara la pace! Usa parole disarmate e disarmanti. E alza la voce, se serve. Ma soltanto per dire: no grazie, io la tua guerra non la combatto". Riprendiamo inoltre l'intervento di Alessandro Barbero a una manifestazione contro il riarmo per spiegare come, già prima della Grande guerra, la corsa alle armi abbia provocato il "paradosso della sicurezza".

Ai “venti di guerra” sono dedicati anche i commenti di Antonello Pasini e Alberto Vannucci: il primo spiega il duplice legame tra conflitti e cambiamenti climatici, il secondo avverte sul rischio concreto che il riarmo alimenti la corruzione. 

La fotoinchiesta di questo numero ci porta poi nella nuova casa di Mohammed e Ikram, coppia palestinese giunta in Italia per curare la figlia, che però sogna di tornare a Gaza. Nella sezione storie, infine, raccontiamo l’attenzione selettiva che sta mostrando la Commissione antimafia, impegnata soprattutto su battaglie care alla maggioranza, la lotta dei cittadini di Genova contro i fumi tossici delle grandi navi e lo spreco dei fondi del Pnrr che avrebbero dovuto creare alloggi dignitosi per i braccianti.

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