24 gennaio 2024
All’inizio del 2023, ad Anversa (Belgio), una bambina di 11 anni, Firdaous, è stata uccisa nel corso di uno scontro tra bande di trafficanti di droga. La città, capitale del mercato internazionale dei diamanti, è diventata da alcuni anni uno degli snodi principali del traffico di cocaina. Qui c’è il secondo porto più importante d’Europa, il primo per sequestri di polvere bianca. In questa città mercoledì 24 gennaio 2024 è nata una nuova iniziativa per rafforzare il contrasto al narcotraffico: l’Alleanza europea dei porti. Nel grande scalo marittimo belga, si incontrano i ministri dell’Interno degli Stati dell’Ue, funzionari di Europol, i rappresentanti di circa venti porti europei e di compagnie private.
L'idea è stilare un accordo tra operatori pubblici (dogane, forze di polizia) e privati, come le compagnie portuali e di navigazione, voluto dalla Commissione europea per migliorare la cooperazione, la condivisione di informazioni e l’analisi dei rischi legati al traffico internazionale di stupefacenti. “L’alleanza tra i porti sarà un fattore chiave per il futuro – ha detto il 9 gennaio l’amministratore delegato dell’autorità portuale di Anversa-Bruges, Jacques Vandermeiren, incontrando un gruppo di testate internazionale, tra cui l'Ansa –. Le sfide comuni si vincono assieme, su questi dossier la cooperazione è fondamentale”. “Bisogna creare questa rete per combattere la criminalità organizzata”, ha detto pochi giorni fa la ministra dell’Interno del Belgio, Annelies Verlinden, all’Agence France Presse. Una lotta che riguarda tutta l’Europa e che richiede una “armonizzazione” perché, ha continuato Verliden, “possiamo spingere i controlli in Belgio, ma il traffico aumenterebbe in Francia o in Spagna”.
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Negli ultimi anni in Europa sono aumentati i sequestri di carichi di cocaina in arrivo dal Sudamerica. Nel 2021 sono state sottratte al mercato illecito 303 tonnellate di coca, in crescita rispetto alle 211 del 2020. La maggior parte di questi sequestri è avvenuto in Belgio (96 tonnellate), col porto di Anversa, secondo scalo d’Europa, che si è confermato il principale punto di ingresso per l’Ue. Un trend in crescita: se nel 2021 sui suoi moli sono state fermate 91 tonnellate (delle 96 sequestrate in Belgio), nel 2022 si è arrivati a 110 tonnellate e nel 2023 a 116 tonnellate: “Abbiamo un numero record di sequestri, ma non si sa mai cosa non si è sequestrato”, ha sottolineato la ministra belga all’Afp. Non va meglio nella vicina Olanda (72 tonnellate), dove si trova Rotterdam. Nel principale porto continentale, la cui autorità fino a pochi anni fa declinava responsabilità nella lotta al narcotraffico, ad agosto sono state sequestrate in una sola volta otto tonnellate di coca, un record battuto due settimane dopo con la confisca di 9,5 tonnellate ad Algeciras, in Spagna.
Di fronte a questi dati e agli episodi di violenza criminale sempre più frequenti in Stati un tempo poco interessati dalla criminalità organizzata, il 18 ottobre la Commissione europea ha presentato un’ambiziosa “tabella di marcia” di iniziative per contrastare il narcotraffico. La road map “rappresenta un passo significativo” nella costruzione di una rete per combattere la criminalità organizzata, ha dichiarato in quell’occasione Ylva Johansson, commissaria agli Affari interni, ricordando che “la minaccia della criminalità organizzata e del traffico di droga sta peggiorando. Non colpisce solo i membri delle bande rivali, ma anche persone innocenti, compresi i bambini”.
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Questa tabella di marcia prevede, tra i primissimi punti, l’Alleanza europea per i porti. In alcuni porti, nella fattispecie quelli marittimi settentrionali di Rotterdam, Anversa e Amburgo, è già in atto una cooperazione rafforzata tra autorità pubbliche e aziende private a livello regionale e locale, ma con questa iniziativa si cerca di far cooperare tutti i grandi scali marittimi nel territorio dell’Unione europea. “In un contesto in cui quasi il 70 per cento dei sequestri di droga effettuati dalle autorità doganali si verifica presso i porti dell’Ue, è essenziale rafforzare la collaborazione e la cooperazione efficaci tra le autorità doganali, che devono agire all’unisono, e altri portatori di interessi, in particolare le autorità di polizia”, si legge nel documento. Esperti e addetti ai lavori studieranno i rischi e le lacune nella sorveglianza o le pratiche migliori nei controlli, così da condividere le informazioni e coordinare meglio le verifiche sui carichi. Autorità portuali e compagnie di navigazione dovrebbero “disporre degli strumenti necessari per tracciare i container e proteggere le aree portuali con telecamere, sensori e scanner” e anche “avere i mezzi per selezionare e controllare adeguatamente i propri dipendenti, onde evitare tentativi di corruzione ad opera di reti criminali”.
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Molte altre sono le iniziative che la Commissione europea vorrebbe mettere in moto su più fronti. Una prima parte del lavoro passa anche dall’analisi dello scenario attuale della criminalità organizzata: l’Europol, l’organizzazione che coordina la cooperazione tra le forze di polizia degli Stati membri dell’Ue, realizzerà una mappatura “per individuare le reti criminali che pongono le maggiori minacce, operanti nell'Ue o in paesi terzi”: “Questo lavoro servirà anche a individuare i principali membri delle reti criminali ad alto rischio o i relativi favoreggiatori”, si legge nel documento, che sembra elencare quello che manca alla dotazione di mezzi europea contro la criminalità organizzata.
Ad esempio, c’è ancora qualcosa da fare per migliorare il lavoro di magistrati e detective: “Gli investigatori incontrano vari ostacoli pratici, tra cui le difficoltà nell'individuare le loro controparti in altri Stati membri o una scarsa conoscenza di norme specifiche in altri Stati membri, ad esempio sulle condizioni per svolgere azioni investigative”. Per questo la Commissione invita le autorità nazionali a “promuovere la fiducia e creare connessioni per scambiarsi informazioni fin dall’inizio e avviare indagini parallele negli Stati membri”.
Ma è anche “opportuno creare una rete di procuratori e giudici specializzati degli Stati membri con il sostegno di Eurojust”, l'agenzia europea per la cooperazione giudiziaria, così come armonizzare le normative e gli apparati nazionali anche perché “uno studio pubblicato nel febbraio 2023 (…) ha evidenziato ampie divergenze tra gli Stati membri per quanto riguarda reati, sanzioni e strumenti investigativi relativi alla partecipazione a un'organizzazione criminale. Queste differenze creano ostacoli alla cooperazione transfrontaliera e possono dissuadere le autorità dall'effettuare indagini sulle reti criminali e sui loro membri”. Bisogna stare al passo perché, tra criptofoninie lo sfruttamente di nuove modalità di riciclaggio di denaro (il documento cita la hawala, ma è molto diffuso anche un sistema cinese), le organizzazioni criminali sono sempre avanti.
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Il governo dell’Ue ha invitato il parlamento e il Consiglio ad adottare, entro la fine della legislatura, due direttive sulla confisca dei beni frutto di attività illecite (una prevede anche il recupero di questi beni e il riutilizzo a scopi istituzionali e sociali), un nuovo pacchetto legislativo antiriciclaggio e altre iniziative “che sono essenziali per intensificare gli sforzi dell'Ue volti a combattere efficacemente le attività dei gruppi criminali organizzati in tutta l’Ue”.
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Nel suo approccio “multidisciplinare”, la Commissione mira alla prevenzione dei reati che “dovrebbe prevedere la stretta collaborazione con le autorità locali e la società civile, che può contribuire a ridurre la probabilità di attività criminali grazie alla creazione di ostacoli, all'aumento della consapevolezza delle potenziali vittime e al sostegno a individui e comunità vulnerabili volto a diminuire il rischio che cadano nel crimine”.
C’è poi un lavoro di cooperazione internazionale per ridurre l’offerta, stringendo accordi con gli Stati dell’America latina e dei Caraibi, da dove partono i carichi di cocaina per l’Europa, o i paesi dell’Africa occidentale (ad esempio la Guinea Bissau), lungo la rotta che conduce al Vecchio continente.
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