4 settembre 2024
Ha senza dubbio ragione Luigi Ciotti quando dice che la Calabria non è solo ‘ndrangheta. Ad esempio, la regione è anche solidarietà e inclusione, come è emerso dopo il naufragio di Cutro costato la vita ad almeno 94 persone in fuga dalle loro terre in cerca di pace e fortuna.
“La Calabria dove la ’ndrangheta ha le sue radici criminali e culturali, quella Calabria che ha visto emigrare in tutto il mondo migliaia di famiglie oneste e laboriose, ma anche una minoranza di boss avidi e spietati, si è sentita una volta di più chiamata a scegliere fra umanità e disumanità, diritti e privilegi”, ha scritto Ciotti su lavialibera dopo la strage.
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La società civile, i giovani e le donne in particolare, stanno provando ad avviare un processo di rinascita, ma l’impresa è complicata; le radici della criminalità organizzata, infatti, sono profonde e per estirparle serve tempo e l’aiuto di tutti. La Calabria può cambiare ma non va lasciata da sola.
Il giro d’affari della ‘ndrangheta è globale e sfrutta le tecnologie più moderne e sofisticate, ma l’organizzazione non ha mai abbandonato i metodi criminali del passato. I sicari non solo uccidono, come nel caso dell’imprenditrice Maria Chindamo, ma ne cancellano ogni traccia.
La provincia di Vibo Valentia è quella con il più alto numero di omicidi in cui non viene ritrovato il corpo delle vittime. La chiamano “il triangolo della lupara bianca”. Dal 2009, Secondo le stime de lavialibera, sono almeno 50 gli “scomparsi di mafia”.
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“Esportare nel mondo l’immagine di una Calabria del malaffare anziché della solidarietà e dell’inclusione è qualcosa a cui dobbiamo opporci con tutte le nostre forze”. Lo ha scritto su lavialibera Luigi Ciotti. In occasione della strage di Cutro sono stati numerosi i calabresi che hanno voluto manifestare cordoglio per le vittime e sdegno per i meccanismi oppressivi che, nei loro paesi d’origine come qui in Europa, le hanno portate alla morte”.
La Calabria ha mostrato il suo volto migliore e quasi mai raccontato. “Esportare nel mondo l’immagine di una Calabria del malaffare anziché della solidarietà e dell’inclusione – ha ribadito Ciotti – è qualcosa a cui dobbiamo opporci con tutte le nostre forze”.
Chi crede nel cambiamento è un gruppo di giovani di Vibo Valentia, che ha scelto di non lasciare la Calabria. “È un nostro dovere morale non girarci dall’altra parte – hanno detto a lavialibera –, non essere più complici con il nostro silenzio o il nostro scappare da un sistema che affonda le sue radici in un concetto distorto di onore, di vendetta insensata e violenza spietata”.
La rinascita del territorio passa anche attraverso la religione. Una parte della chiesa calabrese sta tentando con fatica di liberare le feste cristiane dall'interesse mafioso, a cominciare dal santuario di Polsi, utilizzato in passato come ritrovo per i summit criminali, che però rischia di rimanere abbandonato.
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L'operazione Eureka ha mostrato come gli affari della 'ndrangheta siano ormai globali e non si limitino esclusivamente al traffico di stupefacenti, che rimane uno dei principali business dell'associazione. La criminalità organizzata ha valicato i confini nazionali ed europei, diventando una multinazione dell'illegalità il cui fatturato continua ad aumentare.
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La 'ndrangheta vive dentro alcune istituzioni pubbliche, ha stretto accordi con i rappresentanti politici per assicurarsi appalti e favori: nel nord Italia le numerose inchieste degli ultimi anni dimostrano come la criminalità calabrese sia presente a ogni latitutine.
E altrettanto fitti sono i legami con la massoneria, almeno secondo il collaboratore di giustizia Seby Vecchio, che chiamato a testimoniare al processo Gotha – sui rapporti tra ‘ndrangheta reggina, massoneria e colletti bianchi – ha detto: "Ndrangheta, politica, massoneria, servizi deviati […] ormai sono un tutt’uno, bisognerebbe trovare un nuovo nome per associarle".
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Il progetto Liberi di scegliere permette a minori e donne della 'ndrangheta di cambiare vita, attraverso un percorso protetto che prevede l’allontanamento dalla famiglia. L'obiettivo è assicurare una concreta alternativa di vita ai minorenni provenienti da famiglie inserite in contesti di criminalità organizzata o che siano vittime della violenza mafiosa e ai familiari che si dissociano dalle logiche criminali.
Sofia (nome di fantasia) è una donna che ha intrapreso questo percorso con i suoi due figli. “Ho paura che possa succedere qualcosa e che tutto questo sforzo possa essere vano. Che un giorno, quando loro saranno grandi e potranno decidere liberamente, siano attratti da quel mondo, anche se hanno conosciuto persone e valori diversi. Però valeva la pena provare, lo rifarei mille volte”.
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Il sindaco di Riace Mimmo Lucano è diventato il simbolo della Calabria solidale, che accoglie e non respinge le persone che hanno bisogno di aiuto.
C'è poi Camini, nella Locride, dove l'accoglienza è solo un piccolo gesto da cui partire per generare "progetti di vita". Il paese rappresenta oggi un modello che fa scuola sia sul fronte immigrazione, sia per rilanciare territori spopolati.
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L'impianto del Mercure, nel cuore del Parco nazionale del Pollino, tra Calabria e Basilicata, è la seconda centrale a biomasse più grande d’Italia. Un colosso capace di produrre ogni anno 280mila megawattora grazie alla combustione di 350mila tonnellate di legno, ma anche in grado di alimentare un giro d'affari che fa gola alla 'ndrangheta.
Che la criminalità si interessi alle fonti di energia alternative non deve sorprendere, anche perché le petrolmafie cominciano a fare acqua, dopo che una serie di indagini ha scoperchiato una rete di organizzazioni attive nel commercio degli idrocarburi, svelando intrecci tra imprenditori, professionisti, prestanome e mafie.
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La ‘ndrangheta si muove seguendo il flusso del denaro e quindi anche il ricco mondo del calcio è entrato nell’orbita dell’organizzazione, che ha trovato terreno fertile nelle curve del tifo organizzato.
A riprova di ciò, la recente morte a Cernusco sul Naviglio (Milano) di Antonio Bellocco, legato al clan di Rosarno, a opera di Andrea Beretta, leader della curva nord dell’Inter e fedelissimo dell’ultras Vittorio Boiocchi, a sua volta ucciso nel 2022. Il dossier pubblicato sull'ultimo numero de lavialibera Curve pericolose esplora nel dettaglio il mondo ultras e le connessioni con la criminalità organizzata.
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